2. LE MALATTIE CARDIACHE

2. LA CARDIOPATIA ISCHEMICA

E' la malattia cardiaca più frequente ed è caratterizzata da una riduzione progressiva o improvvisa del flusso sanguigno dovuto ad un restringimento o ad un'ostruzione completa di una o più delle arterie che forniscono il sangue al muscolo cardiaco: le coronarie.

La principale causa delle varie forme di cardiopatia ischemica è l'aterosclerosi, un processo degenerativo attraverso il quale tutte le arterie dell'organismo subiscono delle alterazioni patologiche dovute ad accumuli di grasso, indurimento, calcificazione e processi infiammatori.

Nelle pareti delle arterie si formano dei depositi (chiamati placche) che restringono il vaso sanguigno e possono arrivare addirittura ad occluderlo completamente.

L'arteriosclerosi ha un'evoluzione che dura anni o decenni ed interessa tutti i vasi arteriosi, manifestandosi solo in uno stadio più avanzato, sotto forma di angina pectoris, infarto miocardico, ictus cerebri , disturbi dell'irrorazione delle gambe.

La manifestazione più frequente è nei confronti delle arterie coronarie, con conseguente restringimento fino all'occlusione completa del vaso colpito per la formazione di trombi.

Il miocardio infatti è un organo il cui metabolismo è di tipo strettamente aerobico, basato cioè su costante consumo di ossigeno; il muscolo cardiaco pertanto tollera estremamente male carenze nell'apporto di ossigeno da parte delle arterie coronarie (condizione detta ipossia o anossia).

L'arteriosclerosi è favorita da fattori di rischio come fumo, ipertensione arteriosa, diabete, ipercolesterolemia, alimentazione malsana, obesità e sovrappeso, familiarità, età superiore ai 50-55 anni, stress, stile di vita sedentario.

In base alla sintomatologia e al decorso clinico, la cardiopatia ischemica può presentarsi sotto differenti quadri clinici: angina pectoris stabile, angina instabile ed infarto miocardico.

L'angina pectoris si manifesta quando l'apporto di ossigeno al cuore non è più sufficiente, a causa, come abbiamo già detto, di restringimenti (stenosi) delle arterie coronarie, solitamente conseguenti ad arteriosclerosi.

Il sintomo principale dell'angina pectoris è il dolore. Il dolore può manifestarsi come senso di fastidio, oppressione, costrizione, bruciore al torace, bruciore irradiato al braccio sinistro, o al giugulo, o allo stomaco.

Può essere associato a dispnea (difficoltà di respirazione). Generalmente insorge quando il cuore deve lavorare più del solito, ad esempio dopo sforzi, dopo pasti abbondanti, in seguito al freddo o dopo un'emozione.

Si distingue tra angina pectoris stabile e instabile:
  • L' Angina pectoris stabile: è caratterizzata da un dolore toracico sempre dello stesso tipo ed intensità, che generalmente insorge dopo sforzi, pasti abbondanti, al freddo o dopo un'emozione, dura pochi minuti, massimo 15 minuti, e regredisce fino a scomparire se il paziente si mette a riposo o con l'assunzione di farmaci (Trinitrina Sublinguale).
    Ha un decorso in genere meno complicato e più facilmente controllabile rispetto alle altre forme di cardiopatia ischemica, mediante l'assunzione di farmaci vasodilatatori, il controllo dei fattori di rischio coesistenti, un adeguato stile di vita ed eventualmente interventi di rivascolarizzazione coronarica.

  • L'Angina instabile è un quadro clinico caratterizzato da una sintomatologia molto più varia. Infatti, le caratteristiche delle crisi di dolore mutano (crisi più frequenti, dolori più forti, insufficiente effetto dei medicamenti) oppure il dolore insorge a riposo. Ha un decorso più complesso; vi è un alto rischio di infarto cardiaco e può essere complicata da aritmie talvolta minacciose, insufficienza cardiaca: perciò i pazienti vanno ricoverati subito all'ospedale.

  • L'Infarto miocardico è un quadro clinico caratterizzato dall'occlusione completa di una o più arterie coronariche, di solito conseguenza di un trombo, cioè un coagulo di sangue formatosi da una placca aterosclerotica. La parte di miocardio alimentata dall'arteria coronarica interessata non riceve più nutrimento ed ossigeno e muore (necrosi). Più sono le arterie coronarie colpite maggiore sarà il danno cardiaco il quale è a sua volta direttamente proporzionale alla durata dell'ostruzione. Il sintomo è il dolore al petto spesso acuto, o forte oppressione, sensazione di costrizione o bruciore intenso dietro lo sterno, con frequente irradiazione al braccio sinistro, al collo, alle spalle. Altri sintomi sono dispnea (respirazione difficoltosa), nausea, vertigini, sudorazione. Il dolore ha una durata prolungata (>15-20 minuti) e non regredisce con il riposo o dopo l'assunzione dei farmaci vasodilatatori sub-linguali.
    Quando viene sospettato un infarto è fondamentale allertare il 118 per raggiungere un pronto soccorso in brevi tempi in quanto il decorso può essere severamente complicato, per la possibile comparsa di aritmie ventricolari minacciose o di insufficienza cardiaca. Inoltre per avere un buon risultato terapeutico è importante iniziare la terapia riperfusiva entro 3-4 ore dall'insorgenza dei sintomi, mentre dopo 12 ore l'efficacia è scarsa in quanto già esisterà un danno miocardico irreversibile (necrosi cellulare).


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